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Un romance postmoderno tra libri e passioni

di Maria Grazia Nicolosi

Recensione di Possession. A Romance di Antonia S. Byatt tratta da Bollettino d'Ateneo n. 3, 2003


Antonia S. Byatt, Possession. A Romance, Random House, New York 1990 (tr. it. Possessione. Una storia romantica, Einaudi, Torino 1992)

Possession: A Romance mescola gli ingredienti del romanzo giallo con la sofisticata intertestualità del campus novel postmoderno. La macchina narrativa è messa in moto dalla scoperta casuale di una lettera d’amore indirizzata da un immaginario poeta vittoriano, Randolph Henry Ash, all’altrettanto immaginaria poetessa Christabel LaMotte. La ricerca dei manoscritti perduti, che possano dare conferma della relazione clandestina tra i due poeti, e perciò offrire nuove prospettive critiche per l’interpretazione delle opere, scandisce l’avventura accademica e personale dei protagonisti, i giovani studiosi Roland Michell e Maud Bailey.

Come in altri romanzi di questo tipo, i personaggi del mondo accademico di oggi e quelli della comunità artistica vittoriana abitano un mondo fatto di Libri e di passioni. E come in molti gialli la trama si sviluppa su due livelli, il racconto dell’indagine procedendo di pari passo con gli sviluppi dell‘enigma. Byatt connette le due dimensioni apparentemente incommensurabili attraverso un abilissimo patchwork linguistico che tesse in un unico tessuto metaforico citazioni e allusioni ai testi della tradizione letteraria inglese con il pastiche, la parodia degli stili poetico ed epistolare vittoriani con una pletora di riferimenti alle teorie critiche dominanti nell’ultimo scorcio del ventesimo secolo. Poiché i documenti ‘indiziali’ del plot vittoriano e i diversi approcci critici e teorici del dibattito intellettuale contemporaneo costituiscono il corpus testuale del romanzo, il lettore viene implicato nell’indagine accademica e investito dello stesso ruolo affidato ai protagonisti.

La giustapposizione dei due piani narrativi propone una critica implicita del mondo accademico contemporaneo in cui le scelte di ricerca individuali rivelano loro malgrado, nell’ambito delle varie scuole critiche, linee di potere che si intersecano lungo le bisettrici delle ideologie e del genere di appartenenza sessuale. I personaggi della storia ambientata nel “campus globale” contemporaneo appartengono a realtà accademiche molto diverse. I due protagonisti sono agli antipodi, dal punto di vista critico: Roland segue un antiquato modello di critica testuale; per lui ‘fare ricerca’ significa collezionare, catalogare e valutare scritti e oggetti del poeta vittoriano. Maud è invece una studiosa femminista affermata che applica un aggiornato approccio psicoanalitico post-strutturalista allo studio delle poesie di Christabel LaMotte. Nonostante Possession prenda di mira l’intero campo della critica letteraria accademica, tuttavia la caricatura esplicita di alcuni approcci, ad esempio dell’adesione letterale al femminismo psicoanalitico à la Irigaray o del biografismo mimetico, non è priva di una certa ambivalenza strutturale, io credo voluta. In uno scambio di funzioni tra il Simbolico e l’Immaginario, nel corso della narrazione le questioni biografiche (il ‘Reale’) diventano il vero oggetto del desiderio anche per gli studiosi teoricamente meno ingenui i cui paradigmi, impiegati per spiegare ‘il mondo’, lo hanno poi trascurato o respinto come irrilevante.

Possession ripropone il paradosso indicato da Todorov secondo cui nel giallo il detective e il criminale, percorrendo le tappe di una stessa vicenda, in un certo senso commettono lo stesso crimine: Roland sottrae la lettera trovata alla British Library ed è questo ‘crimine’ a destare in lui lo slancio ermeneutico (che egli chiama significativamente “curiosità narrativa”) che lo trasformerà in detective indagatore del ‘delitto’ commesso nel passato. Il furto di Roland, l’ossessione dei due studiosi per il significato nascosto delle lettere e l’indagine che ne segue sembrerebbero ricreare, in forma narrativa, il famoso dibattito tra Derrida e Lacan sul racconto di Poe “La lettera rubata”. Per Lacan il ‘destino’ della lettera è di giungere sempre a destinazione, illustrando perciò la forza del desiderio; per Derrida è nella natura delle lettere la possibilità di non arrivare mai.

In Possession si ripete la stessa oscillazione: Roland all’inizio considera le lettere di Ash inadeguate a fornire le risposte intellettuali che egli cerca nella poesia di Ash perché non giungono a una conclusione. Quando però con l’aiuto di Maud verranno ritrovate le lettere di risposta di Christabel LaMotte, la frustrazione lascia il posto alla sorpresa e il mistero insoluto si scioglie in virtù dell’ultima lettera indirizzata a Ash dall'amata che, dopo infinite complicazioni, raggiunge la sua destinazione in un altro tempo e spazio. Attraverso la ripetizione differita del ‘delitto’ del passato vittoriano la storia d’amore tra Ash e LaMotte si compie in quella tra Maud e Roland. Ciò che l’apparente esaustività di Possession omette e reprime, il lettore potrà recuperarlo accettando le regole del genere a cui il romanzo - con il suo sottotitolo - dichiara apertamente di appartenere; con ciò rivendicando l’amore romantico come soluzione ‘etica’ degli enigmi intellettuali.

Del romance Possession possiede tutti i tratti canonici: l’orchestrazione della trama al modo di una quest medievale, la stravaganza gotica con tanto di castelli diroccati, di vecchi cimiteri e di tombe profanate, l’eccesso fluviale del testo e gli eccessi dell’immaginazione, la passione contrastata e perciò tragica. Il romance è sempre fiorito nei periodi di rapido cambiamento socio-culturale, perciò non stupisce l’attuale ripresa di interesse né la peculiare combinazione con prassi letterarie postmoderne. Questa ripresa era già in atto da qualche anno quando Possession ha vinto il Booker Prize. Il titolo ricalca – mi sembra non a caso - quello del campus novel di David Lodge, Small World: An Academic Romance (1984). Lodge usava l’identità sessuale dei personaggi per delineare un quadro cinico delle relazioni tra ricerca accademica, sessualità e creatività. Laddove in Lodge l’attività sessuale si sostituisce in pratica alla lettura e alla ricerca, in Byatt avviene esattamente il contrario. Ma il richiamo intertestuale suscita nel lettore il sospetto che lo scambio serva a svelare una sostanziale equivalenza.

Con divertita ironia, Byatt fa culminare nella seduzione di Maud da parte di Roland l’avversione intellettuale dei due studiosi per il rilievo assunto dalla sessualità nelle recenti teorie critiche, come aveva già fatto sì che gli slanci idealistici e gli scrupoli dei due poeti vittoriani creassero un’accelerazione emotiva, con il risultato di una più rapida ‘consumazione’ della relazione amorosa. In entrambe le vicende – per ovvie ragioni strutturali - conoscenza carnale e testuale divengono inscindibili. L’unione sessuale tra Maud e Roland si realizza (solo?) quando Roland apprende che Maud è una discendente sia di LaMotte sia di Ash: la seduzione si configura quindi come la completa erotizzazione del suo rapporto di studioso con l’oggetto della sua ricerca accademica.

Questa sovradeterminazione è incoraggiata dalla struttura e dal contenuto stessi di Possession.La doppia trama del romanzo esplora la fenomenologia dell’autorialità e dell’autorità, dell’interpretazione e dell’intertestualità, del pastiche e del plagio, del desiderio e dei suoi pervertimenti attraverso una casistica quasi infinita che illustra i significati transitivi e intransitivi denotati dalla parola inglese del titolo originale. Il possesso (geloso), l’atto di controllare o dominare la persona amata, viene evocato più volte nel linguaggio trito e sottilmente sinistro della trama ‘romantica’. Il possesso della conoscenza, il bisogno di trovare risposte a enigmi intellettuali, non è solo lo scopo dichiarato dell’indagine che sta alla base della narrazione. Nelle poesie di Ash e LaMotte il possesso si esprime, al livello più manifesto, nell’appropriazione reciproca di idee e immagini poetiche, nell’imitazione e assimilazione – fino ai limiti del plagio - delle voci di altre culture e periodi, nelle citazioni di altri discorsi, nella riflessione critica di cui sono occasione (nello stile di Ash si possono risentire gli accenti familiari di noti scrittori vittoriani, soprattutto Robert Browning, in misura minore anche Tennyson, Matthew Arnold, Swinburne, D. G. Rossetti; la scrittura di LaMotte, a sua volta, è un pastiche delle poesie di Christina Rossetti, di Elizabeth Barrett Browning, di Emily Dickinson e a volte di Charlotte Bronte).

Per gli accademici che popolano la trama contemporanea il possesso della conoscenza ha un significato tutt’altro che metaforico. La competizione reciproca per il possesso legale dell’epistolario Ash-LaMotte, per l’acquisizione di manoscritti e oggetti personali appartenuti ai ‘propri’ autori, la proprietà (gelosa) di un’idea, l’appropriazione di una teoria per trasformarla in un ‘proprio’ strumento espressivo servono a possedere metonimicamente gli autori del passato e la tradizione letteraria a cui appartengono, garantendo allo stesso tempo la propria autorevolezza accademica.

L’esplorazione del linguaggio (altrui) attraverso il tropo del possesso è però una faccenda complessa e dubbia in questo romanzo, perché il "possesso" del titolo è coniugato anche al passivo con altrettanta deliberata insistenza. Prendere possesso del passato significa sempre esserne posseduti. Possession dimostra negli stessi sviluppi narrativi come il passato indirettamente riesca a influenzare il presente in modi intellettualmente incomprensibili. Riscrivere la bio-grafia di Ash e LaMotte serve alla loro ‘rinascita’ critica dalla sepoltura dell’oblio, rinascita che culmina nella scena in cui l’ultima lettera scomparsa viene letteralmente riesumata dalla tomba di Ash. E tuttavia, se uno studioso cerca di far rivivere i testi del passato, non corre il rischio di essere soppiantato in quanto autore da questi predecessori? I personaggi contemporanei sono posseduti a tal punto dagli eventi misteriosi registrati nella corrispondenza segreta e nelle poesie dei due poeti vittoriani da indirizzarne tutti gli investimenti intellettuali e svuotarne la ‘vita’. I due protagonisti arriveranno a ‘prestare’ la propria voce e le proprie emozioni alla passione dei due poeti del passato che finiscono così per ‘possederli’ persino nel corpo, quasi fossero visitazioni di spiriti in procinto di realizzare uno spettacolare ritorno dall’oltretomba.

Possession offre al lettore un duplice piacere: la seduzione ingenua della trama romantica che, intesa alla lettera, offre le risposte che eludono il lettore ‘postmoderno’ e il piacere di una seduzione più rischiosa che mina le innocue certezze della trama ovvia e tradizionale. Ci pensa il Poscritto, datato 1868, a scombinare tutto, a sabotare la conclusione del romanzo con il racconto di un supposto tra Ash e la figlia nata dalla relazione con Christabel. La deliberata esclusione di questo episodio dalla struttura della trama, gli dà lo statuto di ‘documento virtuale’, né veramente scritto ma nemmeno del tutto cancellato. Come a volere lasciare aperto il circuito della differenza nella relazione tra passato e presente e a drammatizzarne la necessaria incompletezza, il romanzo di A. S. Byatt prospetta dunque al lettore la possibilità che la conoscenza non stia solo e sempre in ciò che acquista definizione o giunge a destinazione (‘possedere’) ma che possa risiedere anche in ciò che fallisce la propria traiettoria (essere ‘posseduti’ o ‘spossessati’).

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