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Alfio Mastropaolo: «Si fa presto a dire "populismo"»

Qual è il popolo dei populisti? È vero che rappresentano i ceti più deboli? Il populismo sta dalla parte ricchi o dalla parte dei poveri? In video la speciale lezione tenuta dal politologo dell'Università di Torino agli studenti che hanno partecipato al quarto appuntamento di Zammù Spotlight




«Vi parlerò di qualcosa che secondo me non esiste». Esordisce così il politologo Alfio Mastropaolo in occasione del quarto appuntamento di "Zammù Spotlight" con gli studenti dell'Università di Catania, dedicato al tema del "populismo".

Qual è il popolo dei populisti? È vero che rappresentano i ceti più deboli? Il populismo sta dalla parte ricchi o dalla parte dei poveri?

L'intervento di Mastropaolo comincia con un excursus storico che parte dagli Anni 70, quando cioè entra in scena nelle democrazie occidentali una schiera di nuove formazioni politiche che si sono prevalentemente concentrate su tre temi: la moralità della politica, la fiscalità, l'immigrazione. Cresciute di importanza, hanno assunto, dalla fine degli Anni 90, un quarto tema, che è l'antieuropeismo. 

«Queste formazioni politiche, è difficile negarlo, sono una nuova variante dell'estremismo di destra. Per qualche ragione, non impossibile da decifrare, si è preferito etichettarle come "populisti". Ma l'etichetta, per tante ragioni, è abusiva. Ma ha, ciò malgrado, preso piede e il populismo si è materializzato. Se qualcuno era convinto che in questo modo l'estremismo di destra sarebbe stato emarginato, ha fatto male i suoi conti. 

In origine era sorto per dare voce alla protesta delle classi medie. È possibile - afferma Mastropaolo che proprio l'etichetta di populismo ne abbia facilitato l'espansione verso i ceti popolari. Fermo resta che, accomunati da un comune denominatore così dubbio e fin troppo elastico, "i populisti" sono molto diversi tra loro perché alcuni dei partiti o movimenti che vengono chiamati populisti non sono affatto riconducibili all'estremismo di destra».


Alfio Mastropaolo è professore emerito del Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino, nonché membro dell’Osservatorio della vita politica regionale dell’Università di Losanna. 

È autore di numerosi saggi, tra cui Antipolitica. Alle origini della crisi italiana (2000), Il Parlamento. Le assemblee legislative nelle democrazie contemporanee (con Luca Verzichelli, 2006). Ha curato Politica in Italia. I fatti dell’anno e le interpretazioni. Edizione 2007 (con Jean-Louis Briquet, 2007) e Oltre il terremoto. L’Aquila tra miracoli e scandali (con Gian Luigi Bulsei, 2011). Presso Bollati Boringhieri ha pubblicato La mucca pazza della democrazia. Nuove destre, populismo, antipolitica (2005) e La Democrazia è una causa persa? Paradossi di un’invenzione imperfetta (2011).

Fa parte, o ha fatto parte, dei comitati di redazione di "Teoria politica" e " Meridiana " e dei comitati scientifici di "Politix", "Laboratoire italien", "Raison politiques", "Rivista italiana di scienza politica", "Sciences de la société", "Democrazia e diritto". 


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