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“Terremoto. Il giorno prima”: la prima puntata in onda lunedì

di Radio Zammù

Vanno in onda a partire dal 26 gennaio alle 15 le nostre "Pillole di prevenzione civile", il nuovo programma di Radio Zammù pensato per diffondere la cultura della prevenzione antisismica


Per la sua posizione geografica, l’Italia intera – ad eccezione della Sardegna – è uno dei Paesi a maggiore rischio sismico del Mediterraneo. La Penisola italiana si trova infatti nella zona di convergenza tra la zolla africana e quella eurasiatica, e pertanto è sottoposta a forti spinte compressive, che causano l’accavallamento dei blocchi di roccia. Lo conferma, del resto, la frequenza dei terremoti che hanno storicamente interessato il suo territorio e dall’intensità che alcuni di essi hanno raggiunto.

Eppure, chi parla di prevenzione dei terremoti, in Italia, spesso viene considerato un menagramo. E vengono ancora bollati come “cassandre” quegli studiosi che, da anni ormai, avvertono l’opinione pubblica o la classe politica del nostro Paese dei rischi a cui sono soggetti le popolazioni, gli edifici o l’enorme patrimonio storico e architettonico italiano, se si verificasse un evento sismico come quelli avvenuti soltanto nell’ultimo mezzo secolo.

Dei catastrofici effetti dei terremoti, invece, si parla per giorni e giorni, dopo che sono avvenuti. Le immagini dei telegiornali scavano tra le macerie, raccontano il dolore dei sopravvissuti e di chi ha perso tutto. Si scatena la caccia mediatica o giudiziaria ai responsabili di tanti disastri; si stanziano milioni di euro per i lavori di ricostruzione; si recita la litania della prevenzione che, “se fosse stata fatta per tempo, avrebbe certamente permesso di evitare tutto questo”.

Finché l’argomento non perde l’onore delle cronache, e torna nel dimenticatoio: senza che però si faccia realmente nulla per scongiurare nuove catastrofi. Perché la storia recente ci dimostra che, per tanti motivi – scaramantici o interessati -, a differenza di altre realtà, in Italia non si è sviluppata un'efficace cultura della convivenza con il rischio sismico.

Non sono state realizzate le analisi di microzonazione sismica, né ci si è preoccupati di recuperare e consolidare tutta quella parte del patrimonio edilizio e architettonico esistente (che poi è la principale responsabile dell'elevato rischio sismico delle nostre città). Né, infine, si è sviluppata una convinta politica di pianificazione territoriale finalizzata a mitigare il rischio sismico urbano. E ciò anche per via dei tradizionali meccanismi dei mercati fondiari ed edilizi, attorno ai quali hanno ruotato sempre motivi di irresponsabile parassitismo a tutte le scale, riflessi nelle scelte e nelle prassi dei decisori. Insomma, nessuno finora è intervenuto per rendere più sicuro il nostro Paese e i suoi abitanti, attraverso quella che sarebbe l'unica vera grande opera italiana.

Radio Zammù, la radio dell’Università di Catania, in collaborazione con il Centro di iniziative e studi per la prevenzione antisismica dedicato al professor Giovanni Campo, non vuole invece mettere la testa sotto la sabbia. Per questo motivo, a partire da lunedì 26 gennaio alle 15 , sulla frequenza dei 101 in fm e tramite il sito radiozammu.it, andrà in onda il programma “ Terremoto. Il giorno prima”: una trasmissione che parla di terremoti e di prevenzione attraverso un ciclo di sei puntate, che mira a fare informazione corretta e a diffondere la cultura della prevenzione, senza allarmismi.

La radio dell’Ateneo, che dal 1° gennaio è affidata al coordinamento dell’associazione  Catania Lab e alla gestione tecnica del gruppo Radio Amore, si intesta perciò una coraggiosa operazione culturale, che non punta ai facili ascolti bensì a rinnovare il messaggio che è molto più utile, lungimirante e conveniente occuparsi di questi argomenti prima che avvengano i terremoti, piuttosto che rassegnarsi a lasciare spazio alle recriminazioni, al dolore e alla conta dei danni, dopo gli eventi.

La scelta – altrettanto coerente – è quella di parlare di prevenzione partendo proprio da Catania, una delle città più studiate d’Italia sotto il profilo della pericolosità sismica, dove da decenni – sia nell’Università sia nella società civile - è presente e attivo un pool di tecnici e “pensatori” che si battono per diffondere la cultura della mitigazione dei rischi, cercando incessabilmente un’interlocuzione con la classe politica.

L’obiettivo è però quello di parlare anche agli studenti delle altre radio universitarie d’Italia – dal Friuli all’Aquila, dagli atenei emiliani a quelli campani -, attraverso il network  RadUni che favorisce gli scambi tra le varie realtà, valorizzando in tal modo i format prodotti in ciascuna delle radio d’ateneo. Perché nessuno può sentirsi realmente estraneo a tale argomento, come ci ricorda anche il breve racconto di alcuni dei terremoti più cruenti che introduce ogni puntata: dal Belìce all'Irpinia, dal Friuli all'Aquila, fino all'Emilia.

Nel corso di ciascuna delle cinque “Pillole di prevenzione civile”, gli studiosi coinvolti (i professori Stefano Gresta, Paolo La Greca, Ivo Caliò e gli esperti di protezione civile Paolino Maniscalco e Vito Baturi ), affronteranno i vari aspetti del problema: dalla genesi dei terremoti alle tecnologie impiegate per rendere più sicuri gli edifici, dalla nuova frontiera dell’urbanistica antisismica al ruolo della protezione civile, fino ai consigli per mettere in sicurezza la propria abitazione.

È stata inoltre realizzata una puntata speciale con Sergio Bianchi, padre di Nicola, tra i numerosi studenti morti sotto le macerie dell'Aquila e presidente dell'Avus, l'Associazione dei familiari delle vittime universitarie del sisma del 6 aprile 2009, che illustra alcune delle iniziative messe in cantiere per favorire la diffusione della cultura della prevenzione antisismica. 

Il coordinamento e le interviste sono di Mariano Campo, la regia e il montaggio del programma sono di Roberto Sammito ed Emilia Greco, il racconto dei terremoti è curato da Debora BorgeseLeonardo Di StefanoBenedetta IntelisanoVittoria MarlettaBarbara Oliveri, la voce è di Laura Rondinella. Hanno collaborato per la documentazione e i testi Valentina Bacciulli, Francesca Calà e Roberta Garofalo.