Shuma: restare o partire?

La recensione dello spettacolo di e con Peppe Macauda andato in scena al Teatro Vitaliano Brancati, nell'ambito del "Catania Off Fringe Festival". Ce lo racconta Elisabetta Maria Teresa Santonocito, studentessa di Lettere al Disum di Unict

Elisabetta Maria Teresa Santonocito

Un bambino "come tanti" parte con la propria famiglia per un viaggio che lo catapulta tra le onde alte e non gli lascia altra alternativa che continuare la sua avventura nelle profondità del mare nostrum. La sua carta d’identità è una pagella: nove e dieci custoditi intasca, in attesa di una nuova vita. Restare o partire? Quali sogni seguire?

Nelle profondità del mare, condotti dalle onde leggere, Shuma e Rino affrontano il viaggio supremo verso il "mondo di sopra-sopra". Un umano e un abitante marino, palmo a pinna, cercano giustizia nell’iniqua società controllata dai barracuda, riflesso d’altri mondi non lontani.

Un cammino sofferto si snoda tra giochi di luci, gesti, immagini e, a partire dal cunto siciliano, la narrazione prosegue tra musica, colori e schizzi di disegni, fino alla risposta a una domanda centrale, riemersa nell’oscurità: restare o partire? Cos’è che tiene legati alla terra o, in questo caso, alle profondità del mare? In nome di cosa si sceglie di lasciare, sperare e andare? O, piuttosto, perché restare?

Attraverso i movimenti del corpo e le modulazioni originali della voce Peppe Macauda dà vita ai vari personaggi inscena. Un gesto e un cambiamento nell’intonazione della voce o della lingua (il narratore "cunta" in siciliano) caratterizzano ora il "pisciumano" Shuma e Rino il cavalluccio marino, ora il barracuda e Colapesce. Rino, come il pupazzo di un abile ventriloquo, prende corpo tra le sue mani e braccia e il gioco delle luci nasconde nell’ombra il movimento sottile delle labbra, creando un effetto ancora più realistico.

Il mito di Colapesce e la tradizione del cunto siciliano si mescolano a varie espressioni artistiche. Sulla scena nuda, l’unione di arti diverse e complementari rende il quadro magnetico. Mentre alle spalle dell’attore si svolge la "storia a fumetti", dall’oscurità emerge una musica leggera che accompagna movimenti, voce e luci, o meglio, fiamme di luce infuocata, squarci di tenebre e ombre, coni di flebile chiarore misto a sottile pulviscolo che creano un’atmosfera tra sogno e realtà. 

Quest’ultima si concretizzerà nell’immagine della barca sommersa: il triste sopraggiungere della Storia, una "fiumana del non-progresso" che investe e annichila ogni cosa, a cominciare dai più deboli.

Eppure il destino di Shuma non è segnato una volta per tutte, ha ancora una possibilità: scegliere. Restare o partire?