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Una difficile eredità: il crollo della Prima Repubblica e l'Italia di oggi

di Chiara Racalbuto (redazione web) e Giuliano Severini

In video, un estratto dell'incontro con Simona Colarizi, docente emerita di Storia contemporanea all'Università "La Sapienza" di Roma, in occasione della presentazione del suo libro "Passatopresente. Alle origini dell'oggi 1989-1994"


«Questa è una storia politica, e di politica dobbiamo necessariamente parlare. Spero di sollecitare il vostro interesse, perché un interesse per la politica è un interesse innanzitutto civile».

Inizia così l'incontro con Simona Colarizi, docente emerita di Storia contemporanea all'Università "La Sapienza" di Roma, che nell'aula magna di Palazzo Pedagaggi ha presentato il suo libro "Passatopresente. Alle origini dell'oggi 1989-1994" (Laterza, 2022).

L'evento, organizzato dal Dipartimento di Scienze politiche e sociali, ha rappresentato un'interessante riflessione su un momento cruciale della storia italiana con enormi ricadute nella società contemporanea, ovvero il passaggio dalla Prima Repubblica, sistema politico vigente tra il 1946 e il 1994, alla Seconda Repubblica, nuovo assetto nato dalle elezioni del 1994. 

«Nel 1994, andando a votare, ci siamo trovati davanti una scheda elettorale del tutto nuova - spiega l'autrice - non c’erano più i simboli, le denominazioni di tutti quei partiti politici che avevano fondato la Repubblica democratica antifascista nel 1946». 

Una rivoluzione epocale racchiusa in una semplice scheda cartacea: «quei partiti c'erano ancora, ma avevano cambiato nome e un nome è un’identità. Cambiare nome vuol dire cambiare identità politica e valoriale».

Ma cosa è successo alla Prima Repubblica? Quali eventi l'hanno scossa al punto da ridurla in macerie? Qual è stato il peso effettivo della corruzione, additata come causa principale del suo tracollo definitivo? 

«Nell'esercizio del potere c'è sempre un tasso di corruzione, il problema è quando diventa abnorme. Un sistema politico che ha governato mezzo secolo di storia italiana non si può processare a livello giudiziario: solo la storia può processare, e la storia non è mai un tribunale. La storia non racconta chi è buono e chi è cattivo, vuole spiegare perché alcuni fanno delle cose e perché altri ne fanno altre».

Simona Colarizi smonta la pretesa di poter giudicare la storia attraverso il mezzo giudiziario e indica il potere mediatico come una delle cause reali della caduta del sistema nato dalle ceneri della Seconda guerra mondiale: «a differenza di quanto avveniva in precedenza, da Tangentopoli in poi in tutti i programmi televisivi italiani va in onda la politica, così la politica diventa uno spettacolo. L’intero sistema dei media ha creato l’invenzione pericolosa della società civile sana, contrapposta al mondo politico malato».

Secondo la studiosa «questo è un danno, un mito devastante perché antipolitico: è un modo per delegittimare tutta la classe politica di ieri e di oggi. Lì si possono ritrovare le radici populiste della caduta della Repubblica».

Ma allora perché cade la Prima Repubblica? «La Prima Repubblica cade per due motivi: il debito pubblico e il crollo del muro di Berlino, che innesca la crisi del comunismo. In Italia cadono così due vincoli: quello atlantico e quello sovietico, con l'implosione della Democrazia Cristiana e del PCI, i due partiti pilastro». 

Il sistema italiano è l'unico, in Europa occidentale, a precipitare nel baratro e a crollare insieme a tutti i paesi dell'ex-blocco sovietico, trascinato dalla forza della Storia.