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“Le imperdonabili”, la non lectio di Antonio Di Grado

di Dario Grasso, Giorgio Raito e Marco Di Mauro

Sante, beghine, eretiche, scrittrici: ecco le donne depositarie dell’intelletto d’amore




Gli anarchici e le mistiche, «esistenze privilegiate perché estranee al mondo, "abitanti mondi altri"». Sono queste le figure che più hanno catturato, negli ultimi anni, l’attenzione del prof. Antonio Di Grado, che ha voluto dedicare loro una non lectio piuttosto una “conversazione”, in occasione del proprio congedo dall’Università di Catania, nell’Auditorium del Monastero dei Benedettini.

Il punto di partenza di questa dissertazione sono «soprattutto sante, beghine ed eretiche in estasi», indugiando sugli sconfinamenti della letteratura, per evitare il pigro appiattimento sull’esistente dei cronisti e perseguendo l’illimitata esplorazione del possibile, "nuovi cieli e nuova Terra" per parafrasare Isaia, prendendo le mosse da un metodo critico che discende dal Medio Evo.

Donne che - premette Di Grado - rinnegando i percorsi univoci del logos "maschile" hanno saputo sporgersi sull'oltre e indagare sull'inconoscibile, alcune di loro, come le ospiti dei beghinaggi, auto-organizzandosi fuori dalle gerarchie e dalle imposizioni ecclesiastiche in esemplari modelli di aurorale emancipazione femminile.