La Signorina Else, una tragedia borghese

La recensione dell'adattamento da Schintzler a cura di Claudio Ottavi Fabbrianesi, andato in scena alla Sala Futura del Teatro Stabile di Catania, nell'ambito del "Catania Off Fringe Festival". Ne scrive per noi Oceania Grasso, studentessa di Lettere al Disum di Unict

Oceania Grasso

Novella scritta da Arthur Schnitzler nel 1924, La Signorina Else è stata qui riadattata da Claudio Ottavi Fabbrianesi, autore e regista dello spettacolo.

Il testo, opportunamente aggiornato per essere portato sul palcoscenico e per avvicinarlo alla sensibilità odierna, non risulta troppo distante da meccanismi sociologici del tutto contemporanei: c’è qualcuno che ha bisogno di aiuto e qualcuno che si approfitta di questa debolezza per chiedere in cambio qualcosa.

La tragedia borghese nel senso più stretto si apre con uno spaccato di vita della giovane protagonista, che parla con il cugino ma in realtà con se stessa, pensando al suo passato e a tutte le occasioni perdute. 

Questa iniziale tranquillità viene interrotta da un telegramma della madre, che la prega di chiedere ad un ospite dell’hotel, il signor Dorsday, un prestito per evitare la galera al padre. Se già il mero pensiero di questo favore preoccupa Else, sono le richieste lascive e scabrose del ricco mercante a far precipitare la giovane donna in una spirale di progressivo smarrimento.

Interessanti le soluzioni dei registi che volte ad esprimere il monologo interiore, come la decisione di "dividere" la protagonista tra più interpreti, affidando ad ognuna un lato della sua complessa personalità. Degna di nota è anche la rappresentazione scenica della richiesta scabrosa di quello che potremmo definire l’antagonista, che enuncia le proprie richieste da una posizione di vantaggio sulla protagonista, rappresentata dal manto grigio con cui avvolge Else, come un serpente che si arrotola e lentamente stritola la sua preda.

La scenografia ricostruisce nelle linee essenziali la stanza della giovane, con uno specchio a figura intera e la toeletta da trucco. È presente anche una scala, espediente che serve a sopraelevare le figure di potere, e un supporto mobile che ruota, impiegato per mostrare la confusione ansiosa di Else.

Attraverso l’intensa interpretazione delle attrici e l’accurata costruzione della scena la visione dello spettacolo risulta un’esperienza davvero forte, capace di innescare una precisa fascinazione per l’espressione mutevole della psiche umana, e insieme una profonda riflessione sui meccanismi sociali immorali e assurdi che ancora "stritolano" le giovani donne.