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L'ultimo metro di pellicola

di Chiara Racalbuto (redazione web)

La progressiva e inesorabile scomparsa della pellicola cinematografica è il tema centrale del documentario scritto e diretto dal catanese Elio Sofia, selezionato alla 61° edizione del Taormina Film Fest

Ha catturato i volti silenziosi degli operai all'uscita della fabbrica Lumière, alzando il sipario sul meraviglioso spettacolo del cinema. Ha viaggiato con Meliés nel suo Voyage dans la Lune, spiato dal "buco della serratura" la realtà del neorealismo italiano, accompagnato i sogni di Fellini e gli incubi di David Lynch, seguito Martin Scorsese fra le strade frenetiche della New York Anni 70, ascoltato i dialoghi scatenati di Quentin Tarantino. Adesso, dopo più di cento anni di gloriosa attività, dopo aver reso possibile il mito del cinema e aver impresso su di sé sguardi, parole, sequenze divenute ormai parte del bagaglio storico e culturale del genere umano, la pellicola cinematografica sta lentamente abbandonando le scene, spazzata via dalla rivoluzione digitale.

La sua progressiva e inesorabile scomparsa è il tema centrale di "L'ultimo metro di pellicola", documentario scritto, diretto e prodotto dal catanese Elio Sofia, selezionato alla 61° edizione del Taormina Film Fest, nella sezione Filmmaker di Sicilia (competitiva per l'assegnazione del Premio Cariddi), che sarà proiettato domenica 14 giugno, alle 14, al Palacongressi di Taormina.

Il documentario, realizzato in maniera del tutto indipendente, racconta dell'epocale passaggio dalla pellicola cinematografica alla tecnologia digitale, esplorando gli effetti di tale rivoluzione in Sicilia, ultima regione italiana ad aver attuato questo importante cambiamento, e in modo particolare a Catania.

Partendo da un viaggio onirico dell'attrice Tea Falco all'interno del Museo del Cinema catanese, passando per la cosiddetta "via del cinema" di Catania, la via Giuseppe De Felice (storica sede di tutte le case di distribuzione della città dove, fino a non molto tempo fa, si potevano scorgere pile di "pizze" con pellicole in attesa di sistemazione), il regista offre agli spettatori un viaggio emozionante, tra gli aneddoti e le riflessioni di critici cinematografici e famosi addetti ai lavori, come Daniele Ciprì e Leo Gullotta,  e i preziosi ricordi di tecnici, gestori di sale cinematografiche etnee, alcune ormai scomparse, e soprattutto di vecchi proiezionisti, figure romantiche del cinema di una volta, i più nostalgici, forse, della magia della pellicola e della bellezza dei suoi rumori, del suo fruscio, della sua poetica "imperfezione".


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