Intersezioni, al Sangiorgi l'Orchestra della Camerata Strumentale Siciliana

Durante l’evento sono stati presentati alcuni brani in prima esecuzione assoluta: dal pezzo del direttore Furnari, al brano di Passanisi, per concludere con le composizioni di Zappalà e Nicosia

Alice Magnano

Domenica 20 novembre il Teatro Sangiorgi ha ospitato il quinto appuntamento del 1° Festival di Musica Contemporanea “Intersezioni”. Sul palco, protagonista l’Orchestra della Camerata Strumentale Siciliana diretta da Sirio Sacchetti e Yuri Furnari. Ospite della serata è stato l’eccezionale violinista Massimo Quarta.

Poco prima che cominciasse lo spettacolo, il direttore ha preannunciato l’inversione di alcuni pezzi in programma, iniziando da Cadentia Sidera di Marco Betta, un brano per pianoforte e archi ispirato simbolicamente dalla figura dello scrittore romano Virgilio, che ha suscitato stupore nel pubblico.

A seguire, Via Crucis di Simone Zappalà, un brano totalmente inedito, per pianoforte e piccola orchestra. La composizione è un polittico musicale suddiviso in 5 sezioni (L’Orto degli Ulivi, Madre, Crocifissione, Morte e Sepolcro), ispirati all’omonimo rito cattolico.

Il pubblico ha cominciato poi a scaldarsi con Danze dell’antico Borgo del direttore Furnari, composizione per orchestra. Anche qui siamo dinanzi a una prima esecuzione; si tratta di tre danze di carattere medievale che seguono comunque gli stilemi della composizione moderna.

“Bravo!” – la voce di acclamazione tipicamente usata al teatro non è sfuggita a questo pezzo: il pubblico era davvero stupefatto.

Segue Time Flows in Silence di Giovanni Nicosia, brano inedito per clarinetto. Il pubblico, fin dal primo istante, è stato travolto dal fascino di questo strumento il cui suono oscillava tra note acute e gravi, creando suspence e distensione tra un momento e l’altro.

A seguire, Andrea Passanisi con Tre Rintocchi nella Casa del Basilisco, altro brano inedito per violoncello e orchestra. Il pezzo è suddiviso in 3 momenti: il primo tempo rappresenta il dubbio di un ragazzo che vede insinuarsi un essere strisciante all’interno delle pareti della propria casa; l’inizio del secondo tempo si percepisce immediatamente ascoltando il deciso cambio di passo dell’inseguimento, prima della bestia nei confronti del giovane e poi il contrario; il terzo tempo ha la funzione di conclusione, ma sospesa, poiché lascia agli ascoltatori l’opportunità di decretarne il finale: il basilisco è sopravvissuto? Oppure l’animale è fuggito via?

La parte finale dello spettacolo è riservata a Il Canto di Atropo di Silvia Colasanti, brano per violino e orchestra. Si tratta di un pezzo emozionante e commemorativo, dedicato alla memoria di Valentino Di Bella; il tema della morte diventa l’occasione per far riflettere sul significato della vita: un senso che deve essere ricercato a partire da un termine che non è una semplice possibilità, bensì la più concreta e la più prossima.

Il canto solitario del violino che scompare nel silenzio del Canto di Atropo è la luce che illumina l’intera opera: un addio che riempie di significato lo spazio della musica.