Il tesoro barocco dissotterrato dall’Arianna ART Ensemble

L'ensemble è stato protagonista del quarto appuntamento della 47.ma stagione concertistica dell’Associazione Musicale Etnea con l'esecuzione dell’oratorio San Casimiro, re di Polonia nella Basilica Santuario di Maria Santissima Annunziata al Carmine

Damiano Nicotra

Nella musica d’arte ci sono repertori e repertori: alcuni sono indubbiamente meno frequentati rispetto ad altri e quello barocco è certamente un repertorio di fronte al quale il pubblico tende a fare spallucce.

Il proposito di avvicinare il pubblico alla musica barocca è proprio dell’AriannaART Ensemble, che figura tra i protagonisti della scena musicale europea quando si parla di repertorio sei-settecentesco.

Lo scorso 20 novembre il pluripremiato ensemble è statoprotagonista del quarto appuntamento della 47.ma stagione concertistica dell’Associazione Musicale Etnea, con la scommessa di rispolverare una pagina un po’ dimenticata della storia della musica barocca, ossia l’oratorio San Casimiro, re di Poloniadi Alessandro Scarlatti, eseguito nella cornice della Basilica Santuario di Maria Santissima Annunziata al Carmine.

L’oratorio fu composto nel 1704 e ben presto dimenticato, ma l’ensemble palermitano, diretto da Ignazio Maria Schifani, ha saputo rendergli giustizia, avvalendosi di un’edizione critica curata per l’occasione da Luca Ambrosio.

L’Arianna ART Ensemble ha così offerto al pubblico la possibilità di fare un vero e proprio tuffo nel passato, proponendo un gioiellino musicale tardo-barocco in uno scrigno altrettanto antico e sontuoso. Lo sfondo, estetica a parte, si è rivelato anche congeniale alle esigenze acustiche degli strumenti d’epoca utilizzati (la tiorba, suonata da Silvio Natoli, e l’arciliuto, suonato da Paolo Rigano, fondatore dell’ensemble insieme con l’organista Cinzia Guarino), che rischiano di essere offuscati dagli archi, soprattutto dal primo violino, indiscusso protagonista dell’organico, al punto di porsi verso gli altri strumenti in un rapporto solo/tutti.

In un’atmosfera tanto fascinosa, la ciliegina sulla torta è stata la notevole tecnica dei cantanti, che hanno padroneggiato le melodie complesse di Scarlatti. Si tratta infatti di una scrittura vocale tipicamente barocca, traboccante di orpelli virtuosistici. Ma tale caratterizzazione vocale, sfavillante e artificiosa, risponde al significato del testo: Amor Profano e Regio Fasto (interpretati dai soprani Anastasia Terranova e Martina Licari) sono, infatti, le virtù terrene, che sfidano le virtù spirituali, Castità e Umiltà (rispettivamente Debora Troìa, soprano, e Aurora Bruno, contralto), e provano a incantare Casimiro (il tenore Luca Dordolo).

Insomma, è stato un appuntamento stimolante, incentrato su una musica rara e affascinante, ma anche un prezioso memorandum di quanto sia importante riscoprire la musica antica, come dimostrato dal lungo applauso finale: di fronte all’Arianna ART Ensemble il pubblico fa tutt’altro che spallucce.