I dialoghi della vagina: sfatare i tabù con ironia e naturalezza

La recensione dello spettacolo diretto da Virginia Risso, anche interprete con Gaia Contrafatto, andato in scena al Cut, nell'ambito del "Catania Off Fringe Festival". Gaetano Gigante, studente di Beni culturali al Disum di Unict, ci offre alcuni spunti di riflessione

Gaetano Gigante

Vagina. Tutti conosciamo il significato di questa parola, eppure non viene pronunciata neanche lontanamente con la stessa neutralità che spetta alla sua controparte maschile, anzi il solo dire la parola "vagina" a voce alta crea disagio non solo nei propri ascoltatori ma spesso anche in noi stessi.

È proprio con lo scopo di eliminare tale stigma patriarcale che nasce la stand up comedy I dialoghi della vagina

La natura interattiva dello spettacolo è uno degli aspetti che colpisce di più in quanto non risulta mai imposta, ma sembra quasi la conseguenza naturale del clima di familiarità che, fin dalle prime battute, instaurano le due eccezionali attrici Gaia Contrafatto e Virginia Risso (quest’ultima anche autrice e regista dello spettacolo). 

Le interpreti recitano all’interno di palcoscenico vuoto fatta eccezione per due leggii e, attraverso il solo ausilio del proprio corpo e della propria voce, riescono mirabilmente a catturare l’attenzione degli spettatori e a coinvolgerli attivamente nei loro dialoghi

Tale partecipazione attiva del pubblico non è solo un elemento fondamentale dello spettacolo in sé, in quanto specifico del genere teatrale di riferimento, ma il suo valore risiede in particolare se connesso all’attuale contesto del post emergenza sanitaria, le cui conseguenze sul mondo teatrale sono purtroppo ben note.

Attraverso l’abbattimento della quarta parete e l’uso di un’ironia pungente ma mai scontata, il pubblico viene attivamente coinvolto in un processo educativo collettivo, riguardante temi fondamentali come la scoperta di sé, le mestruazioni, l’autoerotismo, il piacere sessuale femminile. 

A causa di una cultura ancora pervasa da retaggi maschilisti, questi temi non vengono adeguatamente trattati nelle sedi appropriate (scuola e famiglia anzitutto) e questo "oscurantismo" alimenta pregiudizi e false credenze, il cui risultato è quello di rinforzare lo status quo.