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Franco Battiato, un ricordo tutto nostro

Per onorare la memoria del Maestro, a cui la nostra redazione è molto legata, vi riproponiamo il primo videoclip che abbiamo realizzato e che lo vide testimonial per il brano "L'ala del tempo" di Etta Scollo. Si unisce a noi il delegato alla Comunicazione Rosario Castelli con un suo personale contributo


Franco Battiato è stato il testimonial del primo videoclip realizzato da ZammùTV: L'ala del tempo di Etta Scollo, il cui testo è tratto dall'omonima raccolta del poeta siciliano Sebastiano Burgaretta (leggi tutto). Ve lo riproponiamo per onorare la memoria del Maestro di Riposto, a cui la nostra redazione è molto legata.

Si unisce a noi anche il delegato del rettore alla Comunicazione e alle produzioni multimediali Rosario Castelli (docente di Letteratura italiana al Dipartimento di Scienze umanistiche dell'Università di Catania), con un suo personale ricordo.

L'arte del Maestro non è etichettabile

Nell’arco di una carriera inimitabile, la ricerca di Franco Battiato ha tenuto sempre presente, tanto sul versante musicale che su quello cinematografico, le proprie radici etnee. Il vulcano che gli abitanti della Sicilia orientale chiamano “a muntagna” potrebbe essere assunto a icona del suo stile: un’orografia estremamente cangiante, un non-luogo, sempre diverso, soggetto a mille modificazioni. Non un semplice monte, dunque, ma un’opera di fantasia creativa, metamorfica, in costante divenire, come l’arte del Maestro che lo ha reso non etichettabile, innanzitutto come musicista e poi come cineasta, con film (Perduto amor e Niente è come sembra su tutti) in cui assume valenza metaforica l’immagine “etnea” della tensione verso una sintassi linguistica non riducibile a qualsivoglia convenzionalità.

L’uso che il maestro ha fatto del dialetto siciliano in canzoni indimenticabili come Stranizza d’amuri , Veni l’autunnu, Il cammino interminabile, U cuntu - suggestivi retablo di reminiscenze adolescenziali e di memorie familiari comuni a tanta parte dell’antropologia siciliana - non è stato inteso da lui come mero omaggio all’idioma materno, piuttosto come ricerca di una lingua universale da far interagire indifferentemente con l’arabo o il sanscrito, senza che questo significasse mai imitazione, ma piuttosto restituzione materiale di una tradizione e di un’identità che è sì quella siciliana, ma che potrebbe essere quella di un qualsiasi sud del mondo.

Rosario Castelli