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FameLab, ecco com'è andata la serata finale

di Mariano Campo

Leggerezza, creatività ed efficacia per le performance degli otto finalisti. Un vero e proprio show all’insegna dell’edutainment, brillantemente animato da Adriano Aiello e con gli affascinanti intermezzi acrobatici degli artisti del Circo Ramingo


«Comete e asteroidi sono stati come dei giardinieri, che, dallo spazio, hanno sparso semi della vita sul nostro pianeta». E sfruttando proprio la scia delle comete, intrise di tutti quegli elementi necessari allo sviluppo della vita sulla Terra, Riccardo Giovanni Urso, dottorando in Astrofisica all’Università di Catania e specialista di "Astrochimica", si è guadagnato il titolo di vincitore della prima edizione di FameLab Catania, il talent show di divulgazione scientifica aperto a giovani appassionati di scienza e comunicazione. Con l’auspicio, viene da dire, che non si tratti di una meteora!

Urso ha superato la preselezione che si è tenuta al mattino nel dipartimento di Fisica e Astronomia, alla quale hanno preso parte altri 15 candidati, classificandosi per la finale che si è tenuta ieri sera al Centro Zo di Catania, un vero e proprio show all’insegna dell’edutainment, brillantemente animato da Adriano Aiello e con gli affascinanti intermezzi acrobatici degli artisti del Circo Ramingo . Il "cometologo" Urso e gli altri sette finalisti hanno avuto a disposizione soltanto tre minuti per riuscire a presentare il proprio argomento di ricerca al pubblico e, contemporaneamente, tentare di catturare l’attenzione della giuria, composta dai docenti Francesco Priolo (Fisica della Materia), Stefania Stefani (Microbiologia), Davide Bennato (Sociologia dei processi culturali e comunicativi) e Luigi Ingaliso (Storia delle scienze e delle tecniche), incaricata di valutare le varie performance in base a contenuto, chiarezza e carisma di ciascuno. Urso ha ricevuto anche il premio speciale FameLab Catania per la Fisica, un riconoscimento assegnato da Paolo Castorina (CSFNSM), Antonino La Magna (CNR-IMM) e Carla Distefano (INFN-LNS).

Al secondo posto del contest principale si è classificato il professor Luca Vanella , giovane docente di Biochimica che, ricorrendo ad alcuni espedienti teatrali, è riuscito a "spezzettare" alcune informazioni sui Ros, quelle componenti che possono causare lo stress ossidativo delle nostre cellule, del Dna e delle proteine, causando invecchiamento e malattie. «Il più efficace rimedio anti-aging? - sostiene Vanella - assumere sostanze antiossidanti, come vitamine e minerali con l’alimentazione, e sana attività fisica».

Il vincitore e il secondo classificato parteciperanno gratuitamente alla FameLab Masterclass a Perugia (7, 8 e 9 aprile), un workshop di formazione in comunicazione della scienza, e quindi si misureranno con altri 18 concorrenti nella finale nazionale di FameLab in programma a Roma nel mese di maggio.

Tutti i candidati hanno comunque fatto sfoggio di leggerezza, creatività ed efficacia durante le loro performance, raccontando un po' della scienza con la quale hanno a che fare ogni giorno. Dalla paladina del «calzino che non puzza»  Maria Josè Lo Faro, assegnista di ricerca CNR-IPCF (Messina), il cui obiettivo semiserio è sfruttare le potenzialità delle nanotecnologie per inventare i vestiti autopulenti e ricevere così il «Nobel della gratitudine» dalle mamme di tutto il mondo, al terzo classificato Mario Urso, dottorando in Scienza dei materiali nell’Ateneo, che prova a sfruttare le proprietà dei nanomateriali in funzione antidiabete, attivando sensori capaci di intercettare il glucosio nella saliva o nelle lacrime, evitando così di ricorrere ad esami più invasivi.

Dal dottorando in Chimica Roberto Fiorenza, che usa due palline da tennis per spiegare le potenzialità dell’idrogeno come fonte di energie alternative all’originalissimo Enrico La Spina (premiato dal "televoto" del pubblico in sala), studente di Biologia molecolare, che indossa una maschera della commedia dell’Arte e racconta come abbia scoperto, cogliendo spunto da un «rimedio della nonna» per curare il temibile fuoco di Sant’Antonio, le proprietà antitumorali di un piccolo crostaceo molto comune, l’ armadillo officinalis. Dalle «metafore» carnascialesche di Giovanna Pellegrino, ricercatrice in Scienza dei materiali al Cnr-Imm, che utilizza l’esempio dell’immancabile «trenino» delle feste per spiegare i meccanismi di degradazione delle catene polimeriche che compongono le plastiche, ai «sei gradi di separazione tra qualunque persona sulla terra» di Vicky Strano, borsista di ricerca, che conclude ad effetto il suo intervento sui microscopi elettronici, riagganciandosi allo spirito della manifestazione: «tra l’infinitamente piccolo e noi, c’è solo un grado di separazione: la Scienza».

Ampiamente positivo, quindi, il bilancio del debutto catanese di FameLab, il cui obiettivo è quello di incoraggiare il maggior numero di persone che lavorano in ambito scientifico a confrontarsi con il pubblico, che è stato realizzato soprattutto grazie alla proficua sinergia tra l’Ateneo e altri soggetti localmente attivi nel settore della ricerca quali l’Infn – Sezione di Catania, Inaf – Osservatorio Astrofisico, Cnr – Imm, Centro Csfnsm, Infn – Laboratori Nazionali del Sud, Eps – Young Minds Catania, Piano Lauree Scientifiche (Catania) e Scuola Superiore di Catania, con il coordinamento del prof. Salvo Mirabella.


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