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La Bibbia di Pietro Cavallini

Lo storico dell'arte Pierluigi Leone De Castris, uno dei maggiori studiosi dell'opera del maestro romano Pietro Cavallini, illustra le peculiarità della Bibbia di Pietro Cavallini custodita alle Biblioteche Riunite Civica e Ursino Recupero di Catania




Lo storico dell'arte Pierluigi Leone De Castris, uno dei maggiori studiosi dell'opera del maestro romano Pietro Cavallini, illustra le peculiarità della Bibbia di Pietro Cavallini custodita alle Biblioteche Riunite Civica e Ursino Recupero di Catania, uno dei capolavori assoluti della miniatura italiana del Trecento.

Professore ordinario di Storia dell'arte moderna all'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, Pierluigi Leone De Castris è stato uno dei protagonisti della seconda giornata di lavori del "Cortile dei Gentili", iniziativa del Pontificio Consiglio della Cultura organizzata a Catania venerdì 18 e sabato 19 marzo 2016.

«Il codice - spiega - è stato realizzato probabilmente tra il 1310 e il 1320, in parte dallo stesso Cavallini, in parte da amanuensi della sua scuola. Dell'autore, il maggiore artista romano del tardo Medioevo, purtroppo, non restano che poche tracce biografiche, nonostante abbiamo ancora oggi molti dipinti nelle chiese della Capitale e altre opere di pregio realizzate per conto del re angioino. Ma sappiamo per certo che, in quell'epoca, i miniatori erano considerati, anche da personaggi come Dante e Petrarca, artisti del tutto paragonabili a pittori come Giotto e Cimabue. Il loro 'dono' era quello di riuscire a far 'ridere le carte': illuminarle, cioè rendendo ancor più comprensibili i testi».