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Democrazia, algoritmi, informazione

di Zammù TV e redazione web

Lectio Magistralis di Derrick De Kerckhove al Teatro Stabile di Catania, nell'ambito del workshop "Il giornalismo che verrà". Il giornalista e sociologo di fama internazionale è intervenuto sui pericoli e le distorsioni del giornalismo digitale




In principio fu “citizen journalism”: il giornalismo online, con la partecipazione attiva dei lettori e le molteplici possibilità di comunicazione e collaborazione offerte da internet e dai nuovi media, fu inizialmente salutato con entusiasmo e con speranza.

Ben presto però, quella fresca ventata di ottimismo fu contaminata dalle venefiche raffiche delle fake news, antico strumento di propaganda che nei social media trovò terreno fertile per una proliferazione incontrollata e di massa, innescando una crisi del giornalismo digitale e arrivando a minare le fondamenta della società occidentale.

Parte da queste premesse la lectio magistralis “Democrazia, algoritmi, informazione”, con la quale Derrick De Kerckhove, giornalista, accademico e sociologo di fama internazionale, allievo di Marshall McLuhan, ha guidato il pubblico del Teatro Stabile di Catania in un percorso d’indagine delle distorsioni e dei pericoli della comunicazione online, alla luce, soprattutto, delle ansie generate dalla pandemia di Covid-19.

L'evento, ripreso dalle telecamere di Zammù TV, è un preludio alla terza edizione del workshop internazionale “Il giornalismo che verrà”, promosso dal Sicilian Post e dalla Fondazione Domenico Sanfilippo editore, in collaborazione con l’Università di Catania, la Scuola Superiore di Catania e il Teatro Stabile etneo.

La lezione ha messo in evidenza i conflitti generati dal conflitto tra la trasformazione digitale e il nostro passato letterario: «L’alfabeto è stato il punto di partenza della civilizzazione occidentale – spiega De Kerckhove – siamo stati educati a leggere, abbiamo introdotto il linguaggio dentro di noi. Leggere vuol dire costruire un contenuto dentro la nostra testa, con la cultura digitale invece la parola non è dentro di noi, ma tra noi e altre persone».

Lo strapotere del digitale si sta ripercuotendo anche sul nostro sistema democratico: «la democrazia è stata sostituita dalla “datacrazia”, l’algoritmo prende sempre più decisioni al nostro posto». Secondo il sociologo «oggi sono gli algoritmi a prendere le decisioni che riguardano la nostra persona. Hanno preso possesso di noi al punto da influenzare comportamenti e preferenze».

Tutto ciò porta a una fusione politicamente pericolosa tra oggettività e soggettività, le cui manifestazioni sono evidenti nel successo crescente e inaspettato di leader politici antidemocratici come Trump, Bolsonaro e Orban. «Siamo sempre più vittime di manipolazione, il senso ha smarrito la sua importanza, così come la ricerca della verità», prosegue De Kerckhove, affidando ai giornalisti “umani” il compito fondamentale di interpretare e preservare l’autenticità dell’informazione.

«Più che mai i giornalisti sono indispensabili: nella situazione di caos, di infodemia, il giornalista può essere la garanzia che il referente continui a essere pertinente», che garantisca, ovvero, una difesa contro le fake news, il sostegno alla cultura alfabetica contro lo tsunami digitale, il giudizio individuale contro gli algoritmi di manipolazione.

Tocca ancora al genere umano, e non alle macchine, proteggere la democrazia e la libertà, così fragili e così preziose.