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Zanne Festival, day 2: il blackout non ferma i BRMC

di Barbara Oliveri

Dirty Beaches apre la serata, poi i Dark Horses e i Clinic. Ufficialmente entrati in territorio alternative rock, ci facciamo sorprendere dall'inaspettato featuring fra Dark Horses e Black Rebel Motorcycle Club. Il frontman, Robert Turner, indossa un chiodo di pelle nonostante la calda serata catanese. Il reportage di Barbara Oliveri


Lo fi, psichedelico, sporco e sperimentale. Suona così Dirty Beaches. Anche un po' noise, un po' wave e suona prestissimo, quando il parco non è ancora gremito di gente. Minimalista, ipnotizza il suo pubblico nonostante sia da solo sul placo. È una one man band, uno di quelli cresciuti smanettando fra computer, launchpad e sintetizzatori.

Subito dopo ci sono i Dark Horses, prendono la scena, occupano tutto il palco. Le luci sono puntate su di loro, cupi, vestiti di nero, con quelle bass line che ti si spezzano addosso, morbide. Dopo lo shoegaze psichedelico di TOY e Blonde Redhead, i Dark Horses tagliano il nastro rosso della serata più rock di Zanne, e sguainano le loro chitarre distorte. La voce, Lisa Elle, è una raffinata lady glaciale in total black. Prende un cembalo tra le mani, il suo frangettone rossiccio brilla sotto le luci dello stesso colore. C'è una sorpresa per noi. Robert Turner, voce, chitarra e chiodo in pelle dei Black Rebel Motocycle Club, sale sul palco per un featuring coi Dark Horses

Alternativi, inaspettati, si beccano gli applausi più rumorosi ed entusiastici. Ma gli amici di Zanne osano ancora, e lo fanno proprio bene. La serata non finisce qui. Luci psichedeliche, un quartetto sale sul palco. I Clinic. Hanno le mascherine e sembrano degli infermieri, sembra di essere in un'inquietante sala operatoria, un po' a là Scrubs. Questi fab four di Liverpool hanno le Converse ai piedi e suonano quel rock un po' garage e un po' vintage che li porta a sperimentare sempre nuove sonorità senza mai uscire dalle linee tracciate dal rock psichedelico, riverberato e un po' distorto. Ci stregano meravigliosamente per poi lasciare la scena ai seducenti Black Rebel Motorcycle Club. Ribelli, figli del rock e di chitarre stridenti e batterie rumorose, vengono accolti con un applauso e cominciano con la chitarra acustica di Beat the devil's tattoo.

È un crescendo che vibra verso la fine del brano, ripetitivo, cantilenante, e tutti giù a muover la testa. Chitarre vagamente country proseguono con Ain't no easy way. Poi un attimo di panico generale. C'è un blackout. Si spegne tutto. Ridiamo. Ci dev'essere qualche problema, i Black Rebel Motorcycle Club sono così forti che si tirano giù tutta la corrente elettrica. Qualche minuto dopo riprendono le note lì dove le avevano lasciate. Robert è lucido in volto: forse indossare il giubbotto in pelle durante il live non è stata un'idea grandiosa. Ma quei jeans sdruciti all'altezza del ginocchio, quella chitarra elettrica imbracciata quasi come un fucile, e sì, sì anche quel chiodo in pelle, lo rendono il rocker più figo, stile classic. ‘Ché con quello stile lì, non si sbaglia mai.

Questa sera il Parco Gioeni suona musiche ruvide e incalzanti, affascina e seduce chi poga sotto al palco e chi aspetta solo l'ultimo pezzo, Spread your love, per scatenarsi.


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