AntropologiaArcheologia / ArteBiotechChimicaDirittoEconomiaFilologiaFilosofiaFisica e AstronomiaInformaticaIngegneria / ArchitetturaLatinoLetteraturaLinguisticaManagementMatematicaMusicologiaPedagogiaPsicologiaScienze agrarieScienze ambientaliScienze biologicheScienze del farmacoScienze della TerraScienze e tecnologie alimentariScienze medicheScienze naturaliScienze politicheSociologiaStoriaStoria del cinema

Andreana Sardo e Felicia Filomena Cacia: perché ricordarle

di redazione web e Sonia Giardina

Un'eroina del Risorgimento e una meteorologa "imprevista" nelle parole della storica Emma Baeri. Il gruppo le Voltapagina ha richiesto formalmente all'ateneo l’intitolazione alla Cacia del giardino situato a nord del Monastero dei Benedettini




La storica Emma Baeri parla dell'eroina del Risorgimento Andreana Sardo e di Felicia Filomena Cacia, meteorologa "imprevista".

Si tratta di due delle donne a cui il gruppo femminista le Voltapagina ha dedicato il progetto "Anche la cancellazione è violenza" ideato in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne

Dopo l'installazione con i cartelli del 25 novembre 2014, l'iniziativa è diventata una mostra allestita al Monastero dei Benedettini di Catania dal 18 al 28 novembre 2015.

Le pagine dedicate ad Andreana Sardo e a Felicia Filomena Cacia fanno parte dell'inedito libro di storia delle donne ideato dal gruppo femminista catanese e "impaginato" in sette video da Zammù TV intervistando Maria Giovanna Chiavaro, Laura Distefano e Emma Baeri.

Di Andreana Sardo dicono: «Noi vogliamo che sia scritto sui manuali: Andreana Sardo è un'eroina del Risorgimento italiano». Ecco cosa scrivono nel cartello a lei dedicato: 

Una targa ormai illeggibile, posta sul muro a destra del portico del Palazzo Centrale dell’Università di Catania, ricorda la “virtù di zelo e il virile coraggio” di Andreana Sardo.

Tra 1848 e il 1849 il Siculorum Gymnasium è un centro di elaborazione attiva del pensiero liberale; nel suo atrio e nelle sue aule i comitati cittadini, professori e studenti insieme, organizzano la resistenza contro i Borbone, la tipografia dell’Ateneo stampa proclami, fogli volanti, componimenti poetici miranti a diffondere le idee di libertà. Di questo clima politico e culturale si nutre Andreana, che lì vive: è la nipote di Giovanni Sardo, professore di Umanità latina, poi Bibliotecario Generale, già sospettato di carboneria negli anni venti. Il 6 aprile del ‘49 le truppe borboniche mettono a ferro e fuoco Catania: devastazioni, massacri, incendi ovunque.
Facendosi largo in mezzo a cadaveri e macerie, Andreana trova il comandante delle truppe borboniche, Generale Nunziante, e riesce a convincerlo a risparmiare l’edificio. Assieme a un gruppo di soldati si precipita a spegnere l’incendio, salvando da distruzione certa le due grandi Biblioteche, la Ventimiliana e l’Universitaria, i gabinetti di fisica e di storia naturale, quello anatomico e l’Osservatorio meteorologico: sapeva di salvare non solo la casa dove abitava, ma il cuore del liberalismo catanese, e avrebbe pagato il suo “femminile coraggio” con seri danni alla sua salute.
Ma non fu sola quel 6 aprile: moltissime donne catanesi scesero in piazza a incitare con atti e con parole i combattenti.

Chi era invece Felicia Filomena Cacia? E che vuol dire «meteorologa imprevista»?

Nel 1940 l’Italia entra in guerra. Il primo maggio Ignazio Cada, custode dell’Ufficio Meteorologico Governativo di Catania, lascia l’ufficio per arruolarsi. Questo Ufficio, indispensabile alle operazioni militari, non può essere chiuso: è requisito dai militari ma nessuno è in grado di gestirlo. Viene chiamata la sorella del custode, Felicia Filomena Cacia, che per cinque anni svolge tutti i compiti necessari: non solo apre, chiude e pulisce, ma provvede alla lettura dei dati e alle annotazioni negli appositi registri. 

Da una lettera del Direttore Reggente del Regio Osservatorio Meteorologico di Catania al Direttore del Regio Ufficio Centrale di Meteorologia e di Ecologia Agraria di Roma, 25 aprile 1945: «avevo creduto opportuno, per il buon andamento dell’Osservatorio, di trattenere in servizio la signorina CACIA FELICIA, che tanto zelo dimostrava e dimostra ancora nelle diverse mansioni affidatele, specialmente che, mancando il Direttore, occorreva una maggiore sorveglianza nei diversi locali dell’osservatorio requisiti… sorveglia i locali in alto e si occupa contemporaneamente delle osservazioni, della compilazione delle schede e delle cartoline decadiche, del cambio delle zone nei registratori, delle cartoline temporali ecc… o per lo meno di tenerla fino alla derequisizione dei locali».
In servizio dal 1940 al 1945 col ruolo di “osservatrice”, viene licenziata il 1° giugno 1945, con un credito di stipendio arretrato dal novembre 1944. Alla fine della guerra le viene concessa una indennità di bombardamento.

A proposito di Felicia Filomena Cacia il gruppo ha inoltre richiesto formalmente all'Ateneo l’intitolazione alla sua memoria del giardino situato a nord del Monastero dei Benedettini : «Includere alcune-molte donne tra le persone illustri, degne di memoria cittadina, rigenera la semantica dell’aggettivo “illustre”, poiché sottolinea quanto il lavoro sommerso o gratuito di tutte le donne illumini e dia forza e forma alla qualità della vita della società intera. In particolare - proseguono -, ci sembra un fatto simbolicamente significativo, e aperto alla riflessione collettiva, che il nome di una donna “qualunque” possa segnare uno spazio destinato storicamente solo agli uomini, ma attualmente gremito di donne che studiano e producono ricerca».


Vedi anche